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History

The Consortium “Il Cappello di Firenze” was founded in 1986 under the auspices of the Industrialists’ Association of the Province of Florence. Its members are among the leading companies in this sector, the heirs to the traditional art of working with straw which found its greatest expression in the area of Signa from the latter part of the 19th century up to the present day.
The manufacture of the world-famous Leghorn hat developed in this very region. Today the companies of the Consortium export their products all over the world, from the United States to Europe, and from Australia to Japan.

CONSORZIO il CAPPELLO DI FIRENZE FOTO STORICA
consorzio il cappello di paglia di firenze

Una magia in testa

di Simona Fulceri

Sfatiamo un luogo comune: il cappello non è solo un fatto di moda. La rinascita di questo straordinario manufatto è sostenuta da motivazioni che vanno al di là dell’evoluzione del gusto e del costume in quanto fenomeno legato ai mutamenti culturali e comunicativi dell’umanità. Adesso finalmente possiamo dirlo. Il cappello è sempre stato fra noi, nei suoi variegati colori e mutevoli forme: affidabile compagno di viaggio in estate, nel refrigerarci la chioma e amico protettivo in inverno nell’offrirci il suo caldo abbraccio. La sua presenza nel nostro guardaroba stagionale attesta come non abbia più senso pensare al cappello come ad un capo antiquato solo perché ha profonde radici nel passato. È da chiedersi semmai perché la società contemporanea, così diversa da quella di un tempo, continui così assiduamente a compiacersi della sua esistenza. La moda può aiutarci a trovare delle risposte solo se la liberiamo dal giudizio superficiale di puro capriccio estetico, riconoscendole il suo valore profondo di fenomeno umano d’eguaglianza sociale e differenziazione individuale. Alimentata dal pensiero creativo, la moda è oggetto d’imitazione e al tempo stesso strumento di distinzione della personalità, cosa che, nella pratica, significa prefiggersi un modo alquanto allettante di prendersi cura di sé.

Oggi, in un sistema di prodotti disponibili in quantità illimitata, chi sceglie liberamente di mettersi sulla testa il suo cappello preferito è persona non solo attenta alla propria immagine, ma anche accorto selezionatore di cose rare ed esclusive, coerente nelle scelte con il proprio modo di vivere.

Soddisfare queste esigenze è il compito principale delle aziende che abbracciano la filosofia del Made in Italy. Proseguendo il cammino fra ciò che eravamo e ciò che siamo, quindici aziende associate al Consorzio “il Cappello di Firenze” ci guideranno verso la loro idea di impresa, dove l’eredità della tradizione artigianale del cappello di paglia di Firenze si unisce al dinamismo del marketing di oggi. L’ensemble produttivo copre tutta la filiera della paglia: cappelli, ovviamente, fornitori di materie prime e semilavorati, accessori, produttori di macchinari per la fabbricazione.

L’identità contemporanea delle aziende protagoniste è strettamente legata all’eredità artigianale del territorio fiorentino. La lavorazione dei cappelli di paglia, documentata già nel Medioevo, si sviluppa attivamente nei secoli successivi, quando dallo scarto della mietitura del grano si ricavava una treccia piuttosto grossolana ma sufficiente a realizzare semplici copricapi. Dai primi decenni del XVIII secolo, Signa diventa il centro propulsore dell’attività industriale del cappello di paglia, grazie all’introduzione di un nuovo metodo di coltivazione del grano marzuolo che prevede una fitta semina e l’anticipazione del momento di raccolta fatta prima che lo stelo giunga a maturazione.

Idoneo più alla lavorazione della paglia che all’uso alimentare, da questo stelo si ottenne la treccia di paglia per cappelli più pregiata per sottigliezza, flessibilità e lucentezza, consacrando di fatto la notorietà mondiale del cosiddetto “cappello di paglia di Firenze”. D’allora le ditte toscane hanno vissuto il loro altalenante percorso esistenziale, passando da periodi di grande sviluppo ad altri di profonda recessione, fino ad eclissarsi negli anni Cinquanta quando anche nella moda il cappello stava cambiando la sua ragione d’essere. In concomitanza con una clientela sempre più indirizzata verso la liberalizzazione dei costumi, i cui ideali socioculturali saranno energicamente sostenuti dalla generazione giovanile del decennio successivo, il cappello diventò gradualmente demodé, perché valutato come accessorio fortemente legato all’abbigliamento delle classi sociali del passato. Nell’era contemporanea le aziende che hanno saputo sopravvivere a queste variazioni si sono dimostrate recettive ai cambiamenti dettati dalla moda e all’andamento economico dei mercati esteri, nel nome dell’esclusività dei loro prodotti. La moda può aver cambiato il cappello nei suoi valori profondi ma non lo ha mai abbandonato. Continuare nel presente a fabbricare cappelli, conservando i segreti di un’attività tipicamente artigianale, significa preservare la manualità dei maestri specializzati nel plasmare l’opera, saper scegliere i migliori materiali e verificarne la conformità per la fase produttiva.

Oggi più che in passato le aziende hanno l’obbligo di tutelare i valori storici del proprio brand presentandosi al pubblico con ricettività creativa, artistica e manageriale. Con spirito d’aggregazione a livello territoriale, si è costituito nel maggio del 1986 il Consorzio “il Cappello di Firenze” nell’ambito Sezione Paglia e Cappello dell’Associazione Industriale di Firenze. La sua missione è quella di tutelare la lavorazione artigianale del cappello fiorentino e supportare le aziende nella promozione e commercializzazione dei prodotti sui mercati internazionali. L’anima del Consorzio sono le aziende e la loro fede nei valori storici dell’antica arte di fare cappelli. Nel nostro paese l’industrializzazione di quest’arte è condotta da famiglie coraggiose e spesso ambiziose, ammaliate dalla cura per il dettaglio e dalla passione creativa.